Carissimi elucubratori
di intellettualistiche fantasie a volte concretizzantesi in immagini
e parole, vi ringrazio per questa tri-lettera invero originale. Potrei
partire dal corpo centrale, laddove mi si chiede di parlare pubblicamente
dei vostri ultimi due parti. […] Cito testualmente la prima delle
due opere, ovvero Il crudele e il politico, (coedizione
Centro di documentazione di Pistoia - Edizioni Ottaviano).
Sfogliare questa antologia che raccoglie il meglio del vecchio e glorioso
Ca Balà mi potrebbe
persino «illuminare d’immenso», come disse il poeta. Un
immenso denso di categorici rifiuti al compromesso, di travolgenti
accuse, di premonizioni quasi magiche. A domanda di cosa sia stata
Ca Balà, rispondo riportando pari pari due definizioni
assolutamente agli opposti. Quella di Luigi Malerba, per esempio:
«la volgarità come trasgressione della norma» e
quella della redazione stessa, ovvero «...la satira come ghigno
del subordinato». Per me Ca Ba1à, è stato
il primo autentico tentativo di travolgere clamorosamente il conformismo
e di identificare nel lettore di tutti i giorni, un potenziale strumento
di rigetto di quei corpuscoli strani che si insinuano quotidianamente
nello spirito di ciascuno. Corpuscoli chiamati conformismo, accettazione,
corruzione. Ca Balà ha lottato allo spasimo, ha urlato
poiché i toni bassi non venivano ascoltati, ha graffiato questo
nostro Malpaese in tutte le sue strutture, ha scavato nelle sue piaghe
ed alla fine ha chiuso i battenti poiché il suo era un gioco
troppo serio ed anche la gente della strada si era abituata a quei
corpuscoli di cui dicevo prima e l’azione di rigetto era divenuta
assolutamente impensabile. Gli scherani della reazione erano riusciti
ancora una volta a farcela. Sfogliare questa antologia, lo ripeto,
significa rivisitare con una certa nostalgia luoghi, momenti e situazioni
che avrebbero reso possibile, se giustamente considerati, la nascita
della vera satira politica italiana.Una stessa identica sorte toccò
a Hermano lobo,
un gemellaggio ideologico tra le forze italiane di Ca Balà
e quelle spagnole di questo «Fratello Lupo», con
l’unica differenza che questocoraggioso esempio di rivolta si è
sviluppato, dallo stato embrionale per divenire un adulto pieno di
grinta, sotto il regime franchista, un regime che lo ha combattuto
a suon di carte bollate, di denunce, di citazioni in giudizio e di
multe. Ca Balà presenta questo numero speciale dedicato
interamente a Hermano Lobo (Ca Balà n. 4), riportando
in quarta di copertina il testamento olografo del "fratello lupo"
che così chiude: «...Continuate a lottare, sino ad ottenere
il suffragio libero ed universale. E una volta che avrete un’urna
democratica davanti, che Dio ve la mandi buona. Conservatevi liberi
ed in gamba. E arrivederci al mio ritorno. Madrid - 5 Giugno 1976».
Ma Hermano Lobo, dopo aver abbandonato il sentiero al suo duecentotredicesimo
numero, non è ancora tornato, se non in questa veste antologica
che merita di essere vista e guardata non foss’altro per iniettarsi
una dose di eccitante cerebrale. […]