Maria Grazia Perini
Eureka 17 luglio 1977

  Carissimi elucubratori di intellettualistiche fantasie a volte concretizzantesi in immagini e parole, vi ringrazio per questa tri-lettera invero originale. Potrei partire dal corpo centrale, laddove mi si chiede di parlare pubblicamente dei vostri ultimi due parti. […] Cito testualmente la prima delle due opere, ovvero Il crudele e il politico, (coedizione Centro di documentazione di Pistoia - Edizioni Ottaviano).  Sfogliare questa antologia che raccoglie il meglio del vecchio e glorioso 
Ca Balà  mi potrebbe persino «illuminare d’immenso», come disse il poeta. Un immenso denso di categorici rifiuti al compromesso, di travolgenti accuse, di premonizioni quasi magiche. A domanda di cosa sia stata Ca Balà, rispondo riportando pari pari due definizioni assolutamente agli opposti. Quella di Luigi Malerba, per esempio: «la volgarità come trasgressione della norma» e quella della redazione stessa, ovvero «...la satira come ghigno del subordinato». Per me Ca Ba1à, è stato il primo autentico tentativo di travolgere clamorosamente il conformismo e di identificare nel lettore di tutti i giorni, un potenziale strumento di rigetto di quei corpuscoli strani che si insinuano quotidianamente nello spirito di ciascuno. Corpuscoli chiamati conformismo, accettazione, corruzione. Ca Balà ha lottato allo spasimo, ha urlato poiché i toni bassi non venivano ascoltati, ha graffiato questo nostro Malpaese in tutte le sue strutture, ha scavato nelle sue piaghe ed alla fine ha chiuso i battenti poiché il suo era un gioco troppo serio ed anche la gente della strada si era abituata a quei corpuscoli di cui dicevo prima e l’azione di rigetto era divenuta assolutamente impensabile. Gli scherani della reazione erano riusciti ancora una volta a farcela. Sfogliare questa antologia, lo ripeto, significa rivisitare con una certa nostalgia luoghi, momenti e situazioni che avrebbero reso possibile, se giustamente considerati, la nascita della vera satira politica italiana.Una stessa identica sorte toccò a Hermano lobo,   un gemellaggio ideologico tra le forze italiane di Ca Balà e quelle spagnole di questo «Fratello Lupo»con l’unica differenza che questocoraggioso esempio di rivolta si è sviluppato, dallo stato embrionale per divenire un adulto pieno di grinta,  sotto il regime franchista, un regime che lo ha combattuto a suon di carte bollate, di denunce, di citazioni in giudizio e di multe. Ca Balà presenta questo numero speciale dedicato interamente a Hermano Lobo (Ca Balà n. 4), riportando in quarta di copertina il testamento olografo del "fratello lupo" che così chiude: «...Continuate a lottare, sino ad ottenere il suffragio libero ed universale. E una volta che avrete un’urna democratica davanti, che Dio ve la mandi buona. Conservatevi liberi ed in gamba. E arrivederci al mio ritorno. Madrid - 5 Giugno 1976». Ma Hermano Lobo, dopo aver abbandonato il sentiero al suo duecentotredicesimo numero, non è ancora tornato, se non in questa veste antologica che merita di essere vista e guardata non foss’altro per iniettarsi una dose di eccitante cerebrale. […]

 


 
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